Castione: superficie di vendita 40 mila-57’600 o 75 mila?
di Christiana Storelli*
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Ho deciso: cambio professione. Voglio aprire un negozio di parrucchiere, uomo/donna giusto per la parità, con accanto e in collaborazione un atelier di modista che confezioni cappelli, anche da uomo.
L’occasione della quale approfitto è il previsto centro d’acquisti al nord della capitale (Castione), mi sono inariata vedendo il ‘rendering’ del complesso bene inserito tra le montagne in una giornata con il cielo sereno. Trovo il modulo per ricevere informazioni e mi metto a riempirlo. Mi fermo un attimo alla posizione richiesta, per pensare di cosa ho effettivamente bisogno per dar seguito alla mia nuova attività. Mi decido abbastanza presto: circa 100 metri quadrati per il salone da parrucchiere, compreso retro e servizi; e 120 metri per l’atelier da modista dove calcolo un deposito e un servizio. Sto quasi per inviare il modulo quando ho un ripensamento, cominciano i dubbi, non tanto sulla mia intenzione di cambiare attività quanto sulla posizione che mi potrebbero dare nel complesso. Guardo meglio i dati esposti a lato del modulo: le cartine colorate con i piani disponibili, i diversi colori per chi?, la superficie disponibile 57’600 metri quadrati (dove finiranno i miei 200?), e poi i 2110 posteggi (potrò approfittarne senza troppo sborsare?).
Le cifre mi danno un po’ alla testa, e allora senza più lasciarmi sedurre dai ‘rendering’ vado a cercare informazioni, dati aggiornati, documenti ufficiali di Confederazione, Cantone, Comune/i: mi ritrovo con carta a non più finire, il mio tavolo è ormai sommerso perché stampo i documenti, li voglio leggere per bene, farne degli appunti, note, osservazioni, il tutto per capirci qualcosa, sulle cifre principalmente, e pure sugli schemi.
Quello che impressiona sono i 57’600 mq. di superficie di vendita (nel comparto potenzialmente idoneo per GGT di Castione sono indicati 40 mila) trovati nell’offerta della società promotrice La Policentro diventano addirittura 75 mila nella conferenza stampa del 18 novembre 2010 indetta da…
Comincio a pensare che non farò più la parrucchiera per sistemare la testa delle/dei clienti e nemmeno la modista per coprire convenientemente le loro teste. Almeno su questo dato il calcolo non è difficile: la superficie di vendita che si vuole offrire corrisponde a circa il doppio della superficie di vendita esistente, alimentari e non, nel territorio da Bellinzona ad Airolo, compreso Olivone e Mesocco.
Ma questo cosa sta a significare? Spariranno tutti ingoiati dall’allettante centro di Castione? Le valli superiori stanno già solo sopravvivendo, moriranno poco a poco con AlpTransit lasciate nel dimenticatoio, non si vede salvezza. Ritorno sui documenti, rileggo i criteri per la pianificazione di grandi generatori di traffico (Castione ne rispetta pochi), metto ordine nelle diverse definizioni dell’area destinata a GGT (trovo area di GGT, comparto per GGT, polo di sviluppo economico, centro del polo urbano cantonale di Bellinzona) che non vengono mai relazionati al territorio geo/topografico che dovrebbe corrispondere all’agglomerato (nuovo termine aggiunto agli altri giusto per non confondere troppo) urbano del bellinzonese indicato nello studio strategico (territorio da Moleno e Claro verso nord, Cadenazzo e Sant’Antonio a sud, con 49’500 abitanti). Come si fa, mi domando, a parlare di polo di sviluppo regionale se nemmeno si riesce a mettere insieme i Comuni direttamente interessati, ognuno arroccato nella propria torre pensando solo di mettere in scacco l’altro, il vicino. Se, come mi è dato di capire, il centro regionale è stabilito a Berna, che però aggiunge che i Cantoni decidono autonomamente in che modo fissare nel PD le ubicazioni e le condizioni quadro per la loro utilizzazione, quale autonomia resta al Cantone che a sua volta impone con il PD le sue proposte ai Comuni?
Al Comune con ogni evidenza non resta nulla, a meno di cominciare sul serio a fare politica (nel rispetto della sussidiarietà che a dire il vero oggi deve essere allargata a un comprensorio intermedio tra Cantone e Comune) e oltrepassare i limiti dello steccato ormai solo… Non accenno nemmeno alle fasi di partecipazione popolare perché quelle sono andate a farsi benedire da un pezzo. Allora cosa ne faccio del modulo per ricevere informazioni sulla disponibilità dei negozi che avevo iniziato a compilare ? Non lo invio in attesa di buone nuove. * architetto
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La Regione 20.01.11