Tutti i dubbi su Aet
di Sergio Salvioni
La Regione Ticino 04.06.2012
Aet nella bufera? Ma quando mai. Da 5 anni tutti sanno che durante la gestione Paolo Rossi l’azienda ha avviato operazioni finanziarie azzardate, che si sono concluse con forti perdite. L’avventura albanese (Asg Power) che prevedeva la costruzione di una centrale di rigassificazione a Vlor (Valona) del costo di due miliardi di dollari (!) si è chiusa con una perdita di oltre 10 milioni di franchi che Aet ha sborsato grazie alla produzione di un documento palesemente falso del ministro albanese.
I soldi, a parte alcune fatture per gli avvocati albanesi, non sono usciti dal Ticino.
Il Cda, informato in modo erroneo dal direttore, ha comunque avallato l’operazione e la perdita. Tutti sanno pure che Aet ha acquistato per 220 milioni di dollari una partita di 225'000 tonnellate di olio di palma quando non esisteva praticamente nessuna ditta attrezzata per il suo uso a scopi di produzione di elettricità. L’olio ha dovuto essere venduto sul mercato delle merci a condizioni mai comunicate: tenuto conto dei costi (stoccaggio nel porto di Livorno, trasporto ecc.) il risultato finale è una perdita di parecchie decine di milioni. Ma nessuno (a parte Bignasca che abbaia ma non morde pur avendo in Consiglio di Stato due rappresentanti del suo movimento) si è premurato di accertare l’esito finanziario di questa scellerata operazione.
Ma per usare l’olio di palma Aet ha avviato la costruzione a Guarcino (Lazio) di una centrale dal costo preventivato di 50 milioni di dollari, in seguito ridotti a 25 visto il risultato disastroso dell’operazione. Ma non tutti sanno che allo scopo di usare l’olio di palma come combustibile per la produzione di energia elettrica il signor Rossi ha comperato 10 motori per 80 milioni di dollari americani, motori che si sono dovuti vendere salvo due che sono stati piazzati in una centrale di una partecipata di Aet, che tra l’altro non funziona. La perdita di questa operazione è sconosciuta.
Tutti sanno (risulta anche dai rapporti di maggioranza e minoranza) che per finanziare queste e altre operazioni in Italia e alle isole Cayman con perdite complessive stimate ( perché nessuno ha ritenuto di fare un esame accurato) in oltre 100 milioni di franchi, Aet ha finanziato queste operazioni con contratti leasing ( per circa 60 milioni) e con fideiussioni assieme a una ditta Laborex con sede a Muralto e appartenente a un certo Arioli, cittadino italiano e rigorosamente ciellino, senza fare un esame sulla sua solidità finanziaria (due diligence).
Infine non si può ignorare la creazione di una sezione di trading (commercio) di energia con oltre 20 specialisti all’opera: la cifra d’affari, che si aggirava sui 150 milioni di franchi, con il trading è gonfiata a 1 miliardo e 200 milioni. Nessuno sa quale è il risultato dell’attività di trading. Aet deve ora smaltire le perdite causate dalla precedente gestione, attingendo agli utili generati dalla propria produzione e da quella delle partecipate, il che causa una diminuzione dell’utile proprio. Credo che si possa ipotizzare una perdita anche nel settore del trading: infatti non è comprensibile che per giustificare la diminuzione dell’utile lordo, Aet affermi che il franco forte ne è una causa: se Aet acquista energia all’estero il franco forte dovrebbe favorire e non danneggiare l’azienda.
Infine l’aumento dei prezzi di fornitura: già alcuni anni fa Aet ha aumentato di 3,5 centesimi al kWh: significa oltre il 50% con un aumento del ricavo della vendita di circa 80 milioni. Oggi si parla di nuovi aumenti o di abolizione degli sconti praticati alle aziende (0,5 centesimi).
Il Ticino, dal profilo energetico, è (o dovrebbe essere) un’isola felice: produciamo circa il 50% del fabbisogno cantonale a prezzi ridicolmente bassi: ai miei tempi il costo dell’energia del Piottino era di circa 1 centesimo al kWh: ammesso che nel frattempo siano stati eseguiti lavori di manutenzione o di miglioria il costo non dovrebbe essere di molto superiore. Maggia e Blenio l’anno scorso hanno fornito energia a circa 5 centesimi al kWh, I prezzi di Akeb (nucleare) non sono molto differenti. Il rimanente 50% deve essere acquistato sul mercato: il prezzo varia a seconda del periodo e dell’ora. Mi pare che la media, durante l’anno scorso fosse di 10 centesimi di Euro. Facendo il mix tra le energie di varia provenienza il costo dovrebbe aggirarsi, per Aet sui 5/6 centesimi. Il resto è dovuto al graduale abbattimento delle perdite pregresse (che si vogliono nascondere) e, probabilmente, all’attività del settore trading.
Infine non si può dimenticare che a partire dall’anno 2032 giungeranno le riversioni di Ofima e Blenio con la possibilità di avere energia a costi bassissimi (impianti “bagnati” a costo zero), fattore che rende ancora più assurdi tutti gli investimenti all’estero. Tutto questo a condizione che, nel frattempo, Aet non diventi preda di qualche colosso dell’energia, per ulteriori errori di gestione o per ignavia della politica.
Il cantone è da qualche anno confrontato con i problemi del franco forte, che danneggiano la competitività delle nostre piccole e medie industrie: invece di dare sussidi, basterebbe fornire l’energia a tariffe molto inferiori alle attuali. Il tema è complesso e pochi sono al corrente dei problemi che si pongono: perché il Cantone non incarica una società fiduciaria di importanza internazionale di fare un esame e delle proposte? Con tutta la buona volontà né le Commissioni parlamentari né il Consiglio di Stato sono in grado di affrontarli, anche per gli interessi che limitano la libertà di azione di parecchie persone.