Storie di sofferenze invisibili

di Gina La Mantia, vicepresidente Ps Ticino

La Regione Ticino 09.11.2012

Silva è single, ha un figlio e lavora nel suo Paese d’origine, il Brasile, come assistente di cura. Una vicina di casa le offre un lavoro come bambinaia in Svizzera. Silva accetta e affida suo figlio ai genitori. Già all’aeroporto in Brasile un uomo l’aspetta. Appena arrivata in Svizzera, Silva viene privata dei documenti d’identità e portata, invece che in una famiglia, in un locale a luci ross
Il gestore le assegna una camera e le dice che per estinguere il debito del suo viaggio deve prostituirsi. Quando lei si oppone, la intimoriscono minacciando serie rappresaglie contro la sua famiglia in Brasile.

Fantasia? Per niente: è una storia vera, descritta dal centro di assistenza alle migranti e alle vittime della tratta delle donne Fiz di Zurigo ( www.fiz-info.ch ). Una storia di sofferenza e di degrado. Una storia che non si svolge in un Paese remoto, ma qui, fra le nostre case. Magari sul pianerottolo del nostro appartamento. Una storia che, speriamo, potrebbe un giorno diventare solo un orrendo ricordo.

Ci voleva lei, Simonetta Sommaruga, a capo del Dipartimento di giustizia e polizia per porre finalmente una pietra miliare nella lotta alla tratta umana e alla schiavitù in Svizzera e definire un ampio piano d’intervento. Infatti il 1° gennaio 2013 entrerà in vigore la nuova Legge federale sulla protezione extra procedurale dei testimoni: sarà quindi possibile proteggere testimoni di questi reati anche al di fuori delle procedure penali – una delle rivendicazioni principali di chi si occupa in prima fila di questi problemi, come per esempio il centro di assistenza alle migranti e alle vittime della tratta delle donne Fiz di Zurigo.

In tutto il mondo, circa 2 milioni e mezzo di persone ogni anno diventano vittime di tratta umana. L’80 per cento è formato da donne, dal 40 al 50 per cento da bambini. Secondo le cifre dell’ufficio federale della polizia, tra 1’500 e 3’000 vittime di tratta ogni anno finiscono in Svizzera.

Ma il fenomeno è sommerso e perlopiù invisibile, per cui si sospetta che il dato reale sia molto più alto. È sicuro però che dietro ogni reato di tratta si nasconde una storia di mancanza di prospettiva, di grande sofferenza e di privazione dei più elementari diritti umani. Come dimostra il caso di Silva.

L’impegno preso dalla consigliera federale Simonetta Sommaruga di combattere in modo più efficace questi crimini aberranti non può che far onore a noi, cittadini svizzeri. Tanto più che il campo non è facile: non bastano misure semplici e locali, ma bisogna intrecciare una fitta rete di collaborazioni tra le diverse categorie professionali, tra polizia, giustizia, servizi sociali e uffici della migrazione.

Bisogna lanciare delle campagne per informare la popolazione e portare il fenomeno alla luce, inasprire il perseguimento penale degli autori e rafforzare la cooperazione intercantonale e internazionale.

Ma, soprattutto – e su questo punto mette il dito Doro Winkler del Fiz di Zurigo – si deve ancora fare molto di più per la protezione e l’assistenza alle vittime.

La responsabilità per queste misure e il loro finanziamento stanno ai singoli Cantoni, e purtroppo non esistono ancora delle linee guida generali.

Io mi auguro che il Canton Ticino prenda sul serio questa sua responsabilità in difesa dei più deboli e sfruttati della nostra società.