In calce la risposta del Consiglio di Stato a un atto parlamentare.
Riportiamo una serie di  2 articoli in risposta all'articolo di
Agostino Savoldelli apparso sui quotidiani il 06.11.12


AMICA suggerisce a Savoldelli e a chi vuole la zona Locali notturni, in pratica i bordelli, sul terreno di oltre 8 mila mq che permette almeno due altri stabili, adiacente all'attuale tristo Motel, di farsi promotori per un centro per asilanti, i quali risiedono pure loro legalmente da noi, oppure anche dare una locazione ai Nomadi (zingari) che è pure legale il loro staus. L'avete una risposta una proposta? Pare che il proverbio che dice "occhio non vede cuore non duole" sii il loro paradigma di "status sociale".

Arbedo-Castione:

a proposito di male minore

GdP 07.11.2012

Scrivono i lettori


Caro Agostino, rispondo al tuo articolo pubblicato sul GdP del 6 novembre che gioca già nel titolo conle parole "una o tante zone a luci rose?" e termina con un altrettanto gioco di parole "aver approvatol’unica (e nota il gioco nell'uso della parola UNICA) zona a luci rosse non significacondividere laprostituzione”' e ancora dulcis in fundo "significa avere preso una misura... per un mestiere atavico elegale (il minor male)".
Premetto il massimo rispetto per ogni lavoro onesto. Queste citazioni (ma si potrebbe analizzare tutto l'articolo in tal senso)mi impone di chiederti: ma da che parte stai nella vita reale?Metti i piedi per terra per favore. Dici sì alla prostituzione perché è legalizzata, crei una zona tutta per lei, ma poi affermi che non la pro-muovi. Prima di volere convincere i firmatari ad opporsi considerandoli se pur in buona fede degliignoranti, dovresti esserein chiaro tu sulle tue convinzioni.Non sarei, anzi non lo sono per niente, come domiciliata nel Comune, tanto entusiasta di essere ilComune pilota nel Ticino così come tu lo decanti che ha scelto di ammalarsi di cancro. Perché nel tuo articolo non hai parlato dell'utenza che girerà attorno a questo
quartiere che tu descrivi come idilliaco e risolutore di tutti i problemi di prostituzione nel Comune e o perché no anche dell'intero Ticino. E parlo del cancro della malavita (ti rimando aI vocabolario per il significato), che andrà avvelenando Castione come già ne abbiamo avuto esperienza in passato. Come puoi parlare di "saggia”decisione del Comune? Come puoi affermare che non ci sono mai stati problemi in passato al motel di Castione? Sei anche malinformato!
Le cronache della Svizzera italiana se vai a leggere l'archivio ne hanno parlato in lungo e in largo.

Per terminare ti chiedo, visto che parli del tanto bene che fate con questa zona a luci rosse, insediando a Castione la prostituzione di tutto il Cantone e della vicina Italia perché non proponi un altro articolo con il titolo "Castione: uno solo o tanti punti di spaccio?", per promuovere la creazione, già che volete fare i piloti del marcio futuro e visto che comunque andrà a finire così per logica purissima, una zona dove si distribuisca in modo legalizzato la droga? Tanto, a sentire parlare te e citandoti, meglio una zona unica dove
ci si droghi alla luce del sole che tanti luoghi dispaccio nei sottopassaggi. E, ancora citandoti nel significato, "non per appoggiareil male, ma perché la legalizzazione della droga è il minor male visto che è legalizzata” Naturalmente sempre e solo a Castione, Comune pilota e salvatore del Cantone intero. Prostituzione e droga in una sola zona. A questo si ambisce per Castione? Come ve ne curate male di questo Comune!
Che vergogna caro confratello cristiano povero Comune di Castione Pilota che si sacrifica per tutti prendendo su di sé tutta la spazzatura di tutti.
Immolarsi come Gesù per peccati di tutti non è facile anche se Castione lo desidera tanto, ma...Per il bene di chi?

Stella Crocco



Quante assurdità su Castione


CdT 07.11.2012


■ In un condensato di assurdità, pubblicato ieri sui tre quotidiani, il docente Agostino Salvoldelli che si qualifica come consigliere comunale PPD, si arrampica sui vetri per dimostrare quelli che secondo lui sarebbero i pregi della soluzione escogitata da Esecutivo e Legislativo di Arbedo-Castione per contrastare la prostituzione, un'attività che da tempo è una peculiarità del Comune con tanto di derive accertate dalla tratta degli esseri umani al pestaggio
fra bande rivali. Controbattere la sua ammucchiata di luoghi comuni frutto di una conoscenza superficiale sulle realtà della prostituzione, che è l'unica dimostrazione convincente da lui fornita, è un esercizio che non mi tenta affatto. Gli consiglio soltanto di verificare quale sia stato il grado di determinazione e di coraggio delle autorità locali «per mettere a posto la situazione» secondo sue parole. Mi è invece impossibile di tacere quando dichiara testualmente«Sappia chi firma il referendum contro la decisione dei consiglieri che, magari in buona fede ma poco informato, promuove la diffusione della prostituzione in altre zone del comune». Questa è un'intimidazione bell'è buona in perfetta malafede! Se c'è qualcuno che è «poco informato», questo è lei signor Savoldelli. Consulti il quadro giuridico vigente.
La firma del referendum non solo non allarga di un solo millimetro i paletti che contrastano l'esercizio della prostituzione,ma al contrario, li rende più fitti perché volta a contrastare in modo più incisivo le attuali derive. Ha magari già sentito parlare, soltanto per chiarirle le idee delle misure a salvaguardia della pianificazione nella LALPT? Veda poi di informarsi su
come si comportano le autorità negli altri Comuni.
Stelio Soncini,
Arbedo





esodo bibblico
Questo è l'articolo che ha provocato una netta reazione di disapprovazione. Disapprovazione che AMICA condivide.

Allora tutte a Castione la via è aperta, il posto c'è. I castionesi si immolerano a redenzione dei peccati di lussuria!!dell'insubria!!


Il dibattito

Castione: una o tante zone a luci rosse?
di Agostino Savoldelli, consigliere comunale Ppd

Alla domanda posta nel titolo, viene spontaneo rispondere che una zona a luci rosse basti e avanzi. E così ha deciso la maggioranza dei consiglieri comunali (18 sì, 2 no, 3 astenuti) di Arbedo-Castione nella seduta del 25 ottobre. Si trattava di sanare una situazione poco raccomandabile con un buon numero diprostitute diffuse in noti bar e osterie del comune. Va detto a chiare lettere che attualmente l’esercizio del più vecchio mestiere del mondo è una professione libera, legalizzata in Svizzera, pertanto voler far credere che la si possa cancellare dal territorio comunale (e svizzero) è fuorviante, si andrebbe incontro a noie legali.
Orbene, se non si può abolire… almeno la si limiti entro zone ben definite, ed è ciò che il Consiglio comunale ha stabilito con l’approvazione della zona (al singolare!) “locali notturni” situata sulla strada cantonale a nord di Castione (motel), completamente fuori dall’area abitata e di nessun disturbo ai cittadini del paese. Il buon senso dice che tale fenomeno è più facile da controllare (dal Cantone e dal Comune) se confinato in un’area delimitata con una trentina di professioniste del sesso piuttosto che con un numero incontrollato e in varie zone del comune. Non così la pensa chi vuole contrastare la saggia decisione dei consiglieri e quindi raccoglie le firme per annullare la loro decisione. Più prostitute e diffuse in molte altre zone del comune
(bar, osterie, appartamenti privati, strade e motel) sono meglio di una sola zona che la polizia può (e deve) controllare a sorpresa? Già adesso lo speciale reparto Teseo della polizia effettua controlli al motel citato e loha trovato sempre in ordine. Ci sono voluti anni di lavoro al Municipio per mettere a posto la situazione, agendo sul Piano regolatore delle zone con lungimiranza e stabilendo delle leggi in linea con la legge cantonale che è in elaborazione e che ha permesso ad Arbedo-Castione di fungere da comune pilota. Ora che siamo giunti ad una
buona soluzione, vogliamo buttare tutto alle ortiche?


Sappia chi firma il referendum contro la decisione dei consiglieri che, magari in buona fede ma poco informato, promuove la diffusione della prostituzione in altre zone del comune. Aver approvato l’unica zona a luci rosse non significa condividere la prostituzione (il male), significa solamente aver preso una misura amministrativa che limita nel territorio un mestiere atavico e legale (il male minore).

Teorema di Savoldelli:
"chi firma il referendum promuove la diffusione delle prostituzione in altre zone del Comune"!

agostino, leggiti le almeno 10 sentenze che contraddicono il tuo labile teorema. Forse parlavi di questo ma ti riferivi a quell'altro, non è così? ci hai capito vero?


 

Ecco le domande poste nell'interrogazione "Locali a luci rosse:dove metterli?" e la risposta del Consiglio di Stato ( Risoluzione no. 756 del 3 marzo 2009).
Signor deputato, 
prendiamo posizione sulle domande posteci con l’atto parlamentare citato a margine nei termini che seguono. 
…..
2.   È possibile per un Comune negare l’autorizzazione all’esercizio legale della prostituzione sul suo intero territorio? Se sì, su quale base giuridica?
In sé la pratica della prostituzione è un’attività lecita, ragione per cui il Comune non è legittimato a proscrivere nella sua giurisdizione il semplice esercizio di questa professione, senza contravvenire all’ordinamento giuridico superiore, federale e cantonale.
Per contro l’attuale normativa mette a disposizione dell’ente locale una serie di misure che consentono di contenere gli effetti indesiderati derivanti dall’esercizio del meretricio, quali ad esempio le immissioni moleste caratterizzate dagli schiamazzi, dall’andirivieni di automobili, dall’intensità dei rumori durante le ore notturne, ecc.
Come già evidenziato nel menzionato messaggio, tali misure di contenimento vanno ricercate nella vigente normativa pianificatoria, edilizia e di tutela dell’ordine pubblico, la quale offre al Comune adeguati strumenti di contrasto per attenuare tali molestie. Grazie a tali ordinamenti l’autorità comunale è in grado di inibire autonomamente la formazione e l’attività, non preventivamente autorizzate, di stabilimenti trasformati in postriboli.
A tale riguardo più volte il Tribunale federale ha confermato la chiusura di edifici, siccome il cambiamento di destinazione degli immobili, trasformati da semplici abitazioni primarie in veri e propri postriboli, non era compatibile con le condizioni originarie poste al rilascio della licenza edilizia e nemmeno con la destinazione della zona residenziale stabilita dal Piano Regolatore (DTF 2P.5/2004 del 26 gennaio 2004; 1P.137/2003 del 20 giugno 2003; 1P.213/1999 del 30 marzo 2000).
In particolare le immissioni moleste legate all'esercizio della prostituzione (schiamazzi, via vai di automobili, intensità dei rumori durante le ore notturne, ecc.) comportano un deterioramento della qualità di vita e di degrado del quartiere inammissibili con il PR.

In tale ambito il TF ha pertanto ritenuto che l'art. 43 della Legge edilizia cantonale (LE) rappresenta una sufficiente base legaleper consentire al Municipio di ordinare il ripristino di una situazione conforme al diritto (NAPR) ed alle licenze edilizie da esso rilasciate. Ciò significa che l’autorità comunale può intervenire di proprio moto ordinando la cessazione di un'utilizzazione non autorizzata di un edificio, quale provvedimento cautelare in base all'art. 42 LE.
Anziché imporre la temporanea cessazione di un'attività edilizia sprovvista della necessaria autorizzazione, l'ordine di cessare l'utilizzazione abusiva è volto ad inibire cambiamenti di destinazione, attuati senza licenza, nell'attesa che la modifica delle condizioni di utilizzazione sia eventualmente autorizzata in sanatoria (RDAT 2002, I, N. 20, pag. 227; sentenze del TRAM del 3 novembre 2004 in re R. SA e R.R., del 13 aprile 2006 in re F.C. e del 16 gennaio 2009 in re M.A. e N.M.R. SA).
È chiaro che le riferite normative e giurisprudenza sono applicabili anche nei confronti di quegli esercizi, trasformati in postriboli,
la cui attività di ristorazione ha assunto un ruolo vieppiù secondario ed incompatibile con la normativa del PR e con le condizioni originarie poste per il rilascio della licenza edilizia.

Consideriamo pertanto che i Comuni, e per esso i Municipi, dispongano degli strumenti legali necessari per intervenire prontamente ed in modo efficace, non solo per limitare il fenomeno della prostituzione, ma anche per inibire ogni genere di attività incompatibile con le condizioni alla base del rilascio della licenza edilizia. 
3.   Poiché c’è da attendersi che qualsiasi Comune preventivamente interpellato nel merito dell’apertura di un esercizio a luci rosse risponderà in maniera negativa: come intende regolarsi e quali indicazioni intende fornire il Consiglio di Stato ai Comuni?
Per quanto di sua competenza il cantone si è occupato di prostituzione con il varo di una specifica legge dalla duplice finalità: da un lato consentire l’esercizio del meretricio in condizioni compatibili con l’ordinamento giuridico, dall’altro accentuare lo sforzo di prevenzione dello sfruttamento e di contrasto delle attività criminose, spesso associati alla pratica della prostituzione.
In questo ambito il Cantone si è avvalso di quel margine di autonomia residuo, concessogli dal legislatore federale, per disciplinare le modalità di esercizio dell’attività in parola. Per quanto attiene alla designazione dei luoghi in cui essa possa svolgersi, la Legge cantonale sull’esercizio della prostituzione (LProst) demanda espressamente tale incombenza ai Municipi (art. 3 cpv. 1 LProst).
Tale impostazione si allinea perfettamente con i precedenti rilievi, in cui risalta come i principali strumenti di interventoper consentire il regolare svolgimento della prostituzione, siano appannaggio dell’ente locale. L’art. 3 LProst che abilitai Municipi a definire tramite ordinanza i luoghi in cui bandire il meretricio, non fa che tenere conto di questa situazione inserendosi coerentemente nel contesto normativo generale.
Infatti spetta soprattutto a chi dispone effettivamente dei mezzi di contrasto, decidere della designazione dei luoghi in cui vietare l’esercizio della prostituzione. 
Stante l’attuale impostazione della normativa cantonale applicabile in materia di prostituzione (edilizia, pianificatoria, di ordine pubblico), che come detto concentra nell’ente locale i principali mezzi d’intervento in questo ambito, l’azione del Cantone è relegata a svolgere un ruolo assai marginale. Indicazioni e regolamentazioni alla problematica che qui occupa, devono pertanto essere prioritariamente ricercate a livello locale, e non certo cantonale. Solo un ribaltamento dell’attuale assetto normativo, potrebbe consentire una maggiore sfera di intervento in questo settore da parte dell’ente cantonale.
…..
PER IL CONSIGLIO DI STATO
Il Presidente:    Il Cancelliere:
M. Borradori      G. Gianella

 
Osservazione:

“Solo un ribaltamento dell’attuale assetto normativo …”
E’ a questo che dovrebbe portare la nuova Legge sulla prostituzione ripetutamente annunciata, ma per ora mai apparsa?
Per opporsi alle iniziative degli ambienti a luci rosse, i Comuni hanno comunque a disposizione le “Misure di salvaguardia della pianificazione” contenute nella LALPT, rispettivamente nella LST.

Sulle reazioni della popolazione ecco quanto è dato di leggere sul Corriere del Ticino del 9 novembre 2012 (pagine 1 e 4)
“In attesa delle nuova legge sulla prostituzione, in gestazione da parecchio. Quando arriverà? Arriverà, arriverà. Ma intanto? In alcune regioni la protesta della popolazione cresce perché non vuole essere invasa dai locali a luci rosse, diventare un punto di riferimento quando si parla di prostituzione. I cittadini sono pronti a far ricorso alle urne.”

 Chissà a chi si fa riferimento …?