Monsignor Mino Grampa vescovo di Lugano

Prostituzione Grampa: «Sono preoccupato»
Il vescovo di Lugano prende posizione contro il dilagare del fenomeno nel territorio della sua diocesi E lancia un monito ai politici: «Siano saggi e non trasformino il Ticino in un casino per le regioni confinanti»

CdT 21.11.2012


EMANUELE GAGLIARDI
■ Ormai il tema della prostituzione (legale in Svizzera) occupa un posto di primo piano per quanto riguarda il Ticino ed il suo futuro. Si pensava, sbagliando, di aver posto sotto controllo il fenomeno con la legge cantonale del 2001 ed invece, a distanza di anni, ci si è accorti, probabilmente in ritardo, che così non è. Di meretricio fuorilegge si sono occupate in questi anni la polizia cantonale e la Magi­stratura. Con risultati non molto confortanti.
C'è voluto l'energico intervento dell'attuale procuratore generale John Noseda per riportare ordine, grazie all'operazione «Domino», in un settore che stava diventando sempre più esplosivo in seguito all'infiltrazione, incontrollata, della criminalità. Episodi di sfruttamento, di degrado, di usura, di violenza hanno illuminato un mondo sconosciuto, nascosto dietro i lustrini, i luoghi comuni e la sufficienza (a volte) con cui si è affrontato, nel cantone, il tema della prostituzione irregolare svolta alla luce del sole. Si è sempre in attesa dell'arrivo della seconda legge cantonale sulla prostituzione. Intanto, oltre venti bordelli sono stati chiusi: alcuni hanno riaperto. Ora si comincia a parlare di grandi aree a luci rosse, sollevando le proteste di chi abita a ridosso di queste superfici di territorio.
«Degrado dell'amore»
Sul problema della prostituzione in Ticino, dei nuovi scenari che si stanno delineando, abbiamo inter­pellato il vescovo, monsignor Pier Giacomo Grampa. Un intervento preciso e mirato iniziato con una domanda : Monsignor Grampa, è preoccupato?
«Certo, il vescovo è preoccupato del dilagare del fenomeno della prostituzione nel territorio della sua diocesi. È preoccupato per il fenomeno in sé, che è moralmente riprovevole, perché degrado dell'amore, profanazione dei sentimenti, incitamento della libido. Ma non meno preoccupato per i fenomeni collaterali, ad esempio le pagine di propaganda erotica senza ritegno che appaiono su giornali, che vanno nelle mani di adolescenti ed offrono una visione fuorviante della donna e della rela­zione interpersonale. A questo si aggiungono le devianze dovute allo sfruttamento, all'usura, alla illegalità, ai pericoli per la salute, alla coazione di minorenni, a tutto quel sottobosco malavitoso e persino criminale che ruota attorno al mondo della prostituzione».
La prostituzione in Svizzera, comunque, è permessa. Che fare?
«Dal momento che da noi non è fuori legge, occorre provvedere perché sia davvero nella legge e rispetti i diritti delle persone che la praticano e garantiscano la sicurezza della salute e del vivere civile. La si regoli per la realtà del Paese, non per richiamare il “turismo” dai paesi vicini. Non credo faccia onore al Ticino diventare frequentato per l'organizzazione dei postriboli e per l'attività del meretricio. Quindi non so quanto saggio sia riservare grandi estensioni (ho letto di 13.500 metri quadrati) per i locali a luci rosse».
Monsignore, che cosa si sente di dire ai politici?
«Ci lamentiamo per la scarsità del territorio e vogliamo sacrificarne misure così enormi per attività comunque immorali e di corruzione per la gioventù. Chiedo ai politici di trovare soluzioni misurate e sagge e di non trasformare il Cantone in un “casino” per le regioni confinanti. Una volta si diceva: “Corruptio optimi, pessima” (Ciò che era ottimo, una volta corrotto, è pessimo ndr) . Non penso ci sia bisogno di traduzione. Ma vizio chiama vizio».
In attesa della nuova legge
Sin qui il vescovo. Ora occorrerà attendere l'arrivo della nuova legge, gli eventuali referendum che potrebbero scattare per impedire la realizzazione di grandi aree del sesso in Ticino. Un discorso non facile ma che ora va affrontato, a differenza di quanto magari accaduto in passato. Per impedire che la criminalità, quella organizzata, possa avere il sopravvento creando situazioni difficili, tali da mettere probabilmente in pericolo anche la sicurezza dei cittadini.

DOMINO Più di venti i locali chiusi su ordine della magistratura. Qualcuno nel frattempo ha riaperto.
(Foto Crinari e fotogonnella)